lunedì 7 aprile 2014

Altri racconti di altri: La preda perfetta di Mario Pacchiarotti

Emilio era già eccitato. Gli accadeva ogni volta. Già l’idea di quello che stava per fare lo galvanizzava. Sorrise tra sé, scoprendo i denti ingialliti mentre guidava a bassa velocità su una stradina secondaria, tra i boschi. Una zona isolata e non troppo frequentata dove si poteva trovare compagnia.
Pensò che si sarebbe divertito, sempre che fosse riuscito a trovare la donna giusta.
I suoi gusti erano precisi, doveva essere alta e formosa, ma soprattutto era importante che fosse bionda. Per fortuna erano caratteristiche comuni tra le prostitute.
Non si vedeva anima viva. Le sue scorribande avevano spinto gran parte delle donne di strada verso luoghi meno appartati. Nell’ultimo anno ne aveva già ammazzate quattro. Forse sto esagerando, pensò, ma il dubbio non durò che un attimo. I giornali lo chiamavano “predatore seriale”. Sogghignò, gli piaceva. Ma dove diavolo erano finite tutte? Possibile che non ce ne fosse neanche una in quella zona, un po’ più imprudente delle altre?
Proprio allora la vide, in fondo al rettilineo, appoggiata a un albero. Già da lontano decise che era perfetta. Alta, capelli chiarissimi, calze nere alla parigina, una giacchina nera che copriva appena il seno prosperoso e lasciava intravedere gli slip. Perfetta, pensò, con questa forse ci riesco. Era un suo cruccio, da anni riusciva a fare sesso con una donna solo dopo averla ammazzata, ma ci sperava sempre.
Parcheggiò e scese, la trattativa fu breve. Si infilarono dietro un grosso cespuglio a una ventina di metri dalla strada. La strinse a sé, e così, in piedi, cominciò a spogliarla. Questa è la volta buona, pensò, sento che con questa ce la faccio. Fu il suo ultimo pensiero prima di piombare a terra, paralizzato e senza sensi.
Xaziulik lo osservò soddisfatto, con quella cattura il carico era completo. Che fantastica tecnica di caccia! Il nuovo androide esca funzionava a meraviglia; gli era costato, ma non c’era di meglio per attirare le prede. Paralizzarli e caricarli a bordo era stato un gioco da ragazzi. Più tardi, sulla nave, fece un calcolo mentale: solo dalla vendita dei testicoli agli chef di Vega-3 sarebbe rientrato delle spese, e poi c’era il resto, ed era tutto guadagno.

Sì, decise, sarebbe tornato più spesso.
di Mario Pacchiarotti

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